Per acquerello si intende una pittura ad acqua, in cui i pigmenti colorati, finemente macinati, vengono impastati con gomma arabica, cioè con resina d’acacia diluita in acqua pura o distillata, integrata, talvolta, con l’aggiunta di piccole parti di miele, zucchero o glicerina e stesi solitamente su un supporto di carta. La caratteristica propria dell’acquerello è data dal fatto che tanto più gli strati di colore, stesi a velature, risultano acquosi e leggeri, tanto più contribuiscono a rendere trasparente il soggetto raffigurato.
Nella tecnica dell’acquerello i toni chiari e le luminosità più intense si ottengono per trasparenza mettendo in evidenza il bianco e il chiaro del supporto pittorico che può essere di carta, ma anche di pergamena, di porcellana e vetro: nel caso della carta è preferibile ricorrere all’uso di una carta che non ingiallisca e non spenga i colori. Il termine acquerello, già in uso alla fine del secolo XIV, indicava in origine un procedimento di ombreggiatura di schizzi, disegni o bozzetti, anche a soggetto architettonico: il dipingere con colore steso a velature in soluzioni acquose serviva infatti per donare ai dipinti una particolare tonalità, per valutare l’esito cromatico nei disegni preparatori, per tinteggiare i disegni d’architettura e per illustrare opere a carattere botanico o zoologico.
Cosa Serve per Dipingere con la Tecnica Acquerello
Acqua
Deve essere pura e mantenuta limpida cambiandola durante le fasi di lavoro.
Carta
Solide, bianche non troppo assorbenti. I fabbricanti introducono nella pasta soluzioni di resina. Per le carte comuni è consigliabile bagnare il foglio con soluzione di allume. Le carte possono essere lisce, ruvide o semiporose. La carta deve ricevere l’acqua e il pigmento che viene inglobato sulla superficie senza imbarcarsi o ondularsi eccessivamente. E’ consuetudine stirare la carta fissandola umida sopra una tavola o telaio e intervenire quando la carta è asciutta o inumidire la carta prima di applicare il colore al fine di ottenere risultati sfumati.
Colori
I colori sono formati da un pigmento (in polvere) e un legante. I colori a olio, a tempera, ad acquerello e acrilici, pur essendo originati da un medesimo pigmento, si differenziano tra loro per il tipo di legante (l’olio per i colori ad olio, le resine acriliche per i colori acrilici e la gomma arabica per gli acquerelli). I pigmenti si ricavano dal mondo minerale, da quello vegetale o possono essere di origine sintetica. I pigmenti inorganici naturali sono le terre e le ocre. In antichità i pigmenti erano ottenuti soprattutto da sostanze allo stato naturale facilmente reperibili come ad esempio il carbone, la terra, il gesso. Gli antichi egizi ricavavano il verde dalla malachite; i romani ottenevano il colore verde-azzurro, conosciuto come verderame, dall’ossidazione del rame. Il blu oltremare, assai noto ai pittori del Medioevo, era ottenuto macinando finemente il lapislazzuli. La gamma dei colori di cui può disporre chi dipinge si è arricchita notevolmente e ha subito miglioramenti nel corso dei secoli. Soprattutto nel XIX secolo si può dire che avvenne una vera esplosione di colori per merito delle industrie chimiche.
L’acquerello è una tecnica pittorica in cui i pigmenti macinati finemente, sono addizionati ad una soluzione acquosa di gomma arabica o di altre sostanze. Devono risultare molto macinati e contenere non troppa gomma. Queste sostanze servono come legante in modo tale che il colore, una volta asciutto, non polverizzi. Non tutti i colori considerati buoni per l’olio lo sono egualmente per l’acquarello, esempio bianco d’argento e verde di cobalto, mentre bianco di bario, indaco, seppia, giallo indiano sono buoni per l’acquarello e non per l’olio. In commercio si trovano di vari tipi: molli, tavolette (godet) e tubetti.
Gli acquerelli di buona qualità costano di più ma hanno una durata e una intensità molto superiore. In commercio vi sono acquerelli in godet (tavolette dove il colore è secco), o in tubetti.
I colori in tubetto sono utili soprattutto se si realizzano dipinti di grandi dimensioni dove servono quantità maggiori di colore. Una volta spremuto dal tubetto sulla tavolozza, il colore col passare del tempo secca, ma si può rigenerare con una goccia d’acqua.
Nell’acquerello non si usa il colore bianco, ma per ottenere una zona bianca si lascia trasparire la carta, che nell’acquerello è preferibile usarla bianca.
Per scurire i colori, non si usa mai il nero, che li rende sporchi, ma il bistro. Il bistro si ottiene mescolando un po’ di giallo di cadmio al blu oltremare più rosso carminio. Con il bistro diluito in vari modi si ottengono varie tonalità di grigio molto utile nella fase iniziale, appena finito il disegno a matita, si usa per dare profondità passando il bistro nelle zone di ombra.
Tavolozza e scatole di colori
In lamiera smaltata di bianco o in porcellana. Pratico può essere anche l’uso di piatto bianco comune. Tra le scatole le più pratiche sono quelle provviste di tubetti o godet con scomparti vuoti per la diluizione dei colori.
Pennelli
Sono comunemente di martora perché trattengono l’acqua, ma utili possono anche essere quelli sintetici. Ridurre al minimo il numero di pennelli è comodo. Seguendo il consiglio di De Wint si possono adoperare due pennelli, uno serve per dipingere e l’altro, imbibito sempre d’acqua, per alleggerire i toni nel corso del lavoro. La grossezza è in rapporto alla superficie. Grande piatto va bene per dipingere fondi e gran di spazi.
Elementi ausiliari
Carta assorbente per alleggerire il pennello d’acqua in eccesso.
Spugna per togliere macchie e alleggerire l’intensità dei colori.
Tecnica
Eseguito il disegno dell’insieme del soggetto con matite, né troppo tenere che sporcano la carta, né troppo dure che la tagliano, si può procede a stendere il colore in due maniere differenti: “per velature” leggere scurendo sempre di più per gradi. “alla prima” il tutto senza passare per vie intermedie ossia mettere le tinte osservate sul vero nel giusto valore desiderato.
Bisogna tenere presente il fenomeno cui vanno soggette le tinte ad acquarello che asciugando si abbassano di tono e sembrano più smorte. Quest’ultima maniera è il sistema più classico in quanto l’acquarello si presta assai a rapide e brillanti impressioni più che per elaborati procedimenti.
Risulta essere opportuno comunque saper conservare ai tocchi il loro carattere acquoso tanto più pregevole quanto più intatte risultano le gocciolature. E’ buona norma lasciar apparire quasi sempre piccoli strappi bianchi che aumentano la luminosità. Nell’applicazione delle varie tinte è meglio evitare toni monotoni e cercare piuttosto il valore dei toni che il colore.
Esiste la tecnica dell’acquarello monocromo come nella pittura ad olio dove si usano preparazioni monocrome a base di grigi, bruni e azzurri. Le velature si danno nel seguente modo, aspettare che il dipinto sia secco ed applicare la velatura affinché la tinta sottostante non si disciolga oppure si fissa con fissativo il dipinto e si vela. Alcune delle tecniche più conosciute sono la tecnica dello spruzzo, la tecnica della mascheratura a cera e la tecnica con il sale